Nella storia di una nazione sono tanti gli avvenimenti da ricordare, ma è raro che più eventi siano stati radunati dal destino nello stesso giorno. Eppure è così per la Germania.
9 novembre 1918 la Germania, uscita sconfitta dalla Grande Guerra, sceglie di abbandonare la monarchia e di dare vita, nella città di Weimar, una repubblica.
9 novembre 1989, quella notte è molto più vicina ai nostri ricordi. È la notte in cui i due volti di Berlino e della Germania tornano a guardarsi senza alcuno ostacolo. È la notte in cui cade il muro, simbolo della guerra fredda e della divisione tra est e ovest.
Fra queste due date, importanti per lo sviluppo del popolo tedesco, ce n’è una terza che segna invece l’inizio di tempi oscuri e spaventosi: il 9 novembre del 1938.
In quell’anno il partito nazionalsocialista di Hitler ha già il pieno controllo del paese. La campagna antisemita, avviata da diverso tempo, viene intensificata e così il 18 ottobre, per ordine del Führer, viene decisa l’espulsione di oltre dodicimila ebrei. Sono tutti di origine polacca, ma risiedono legalmente in Germania da anni. Hanno a disposizione una sola notte per abbandonare la propria casa e portar via le proprie cose dentro un’unica valigia. Quello che non riescono a portar via con loro viene saccheggiato dalle autorità naziste o dai vicini di casa. Di quei dodicimila, condotti con i fucili verso i confini orientali, solo quattromila vengono accettati dalla Polonia. Gli altri devono rimanere lì, sul pavimento della stazione polacca di Zbaszyn e nelle stalle vicine. Fra loro vi sono donne, vecchi e bambini.
A Parigi il 3 novembre il giovane ebreo Herschel Grynszpan riceve una lettera angosciante dalla sua famiglia che si trova al confine polacco senza soldi e con poche speranze. Nei giorni seguenti il diciassettenne Herschel viene a sapere dai giornali le misere condizioni dei profughi e freme di rabbia. Il 7 novembre si reca all’ambasciata tedesca di Parigi sostenendo di portare un importante documento per l’ambasciatore. Appena entrato nello studio del segretario Ernst vom Rath, Grynszpan spara rabbiosamente cinque colpi. Vom Rath muore pochi giorni dopo nonostante le cure del medico personale di Hitler, mandato appositamente in suo soccorso.
L’attentato però concede ai leader nazisti l’occasione perfetta per un’azione violenta e massiccia contro gli ebrei tedeschi. Vengono immediatamente adottate nuove misure di limitazione contro la comunità ebraica, mentre la stampa tedesca addita il giovane Grynszpan e gli ebrei in generale come spietati assassini. Nel campo di concentramento di Buchenwald si inizia l’esecuzione degli ebrei incarcerati nei mesi precedenti.
Infine, tra 9 e 10 novembre, si consuma la strage tristemente conosciuta come la notte dei cristalli. In tutta la Germania i gruppi paramilitari delle SA e molti cittadini “ariani” prendono di mira negozi e abitazioni degli ebrei. Nemmeno le sinagoghe sono risparmiate, diventano anzi uno dei bersagli preferiti della furia nazista. Tra Austria e Germania sono devastate e incendiate più di mille sinagoghe, mentre circa trentamila ebrei sono arrestati e condotti nei vari campi di concentramento. Novantuno perdono la vita in quelle ventiquattro ore di terrore, vittime non di un’ondata di violenza spontanea, ma di un attacco ben preciso e coordinato dalle autorità naziste.
La storia di una nazione è spesso legata ad eventi terribili che si vorrebbero dimenticare, come la notte dei cristalli, ma cancellarli dalla memoria sarebbe proprio l’errore più grande. Il ricordo, triste e angosciante di quegli attimi, di quella follia senza senso, impartisce a tutti gli uomini una lezione importante che si deve portare sempre con sé.
È stato un caso, o forse no, ma il 9 novembre racchiude in sé l’intera storia della Germania e segna allo stesso modo l’inizio di una nuova era, quella della repubblica di Weimar, il punto di non ritorno dell’odio antisemita nazista, e infine il giorno della rinascita, sotto la stessa bandiera e senza più muri di divisione, del medesimo popolo dopo anni ed anni di sofferenza.