di Luigi e Zani Rosa
Nato a Ravenna il 18 ottobre 1898
Impiegato; Anarchico
Ludovico frequenta la scuola elementare e già nel 1913 si sente socialista. Antimilitarista e anticlericale, manifesta contro la guerra. Definito elemento pericoloso, violento e prepotente, viene schedato dalla polizia fascista il 2 settembre 1920. A quel tempo è il segretario del Circolo giovanile socialista “Aurora” di Ravenna…
Nel 1921 Rossi passa alla Federazione Giovanile Comunista nella quale ricopre importanti incarichi. È tra i membri dei locali “Arditi del Popolo”.
La lotta antifascista si fa sempre più aspra. Nella sua attività indefessa subisce nei primi anni venti arresti e condanne. Nel novembre del 1921 diventa segretario della FGCI di Ravenna e partecipa alle dimostrazioni in favore di Sacco e Vanzetti. Il 30 gennaio del 1922 è di nuovo arrestato e rimane in carcere fino all’11 marzo successivo. Messo alle strette dalle vicende giudiziarie, si decide ad espatriare clandestinamente in Francia. Nel 1923 si trova a Parigi, dove lavora come montatore meccanico. All’interno del P.C.d’I. all’estero, si schiera con la corrente bordighista, così come fa un altro futuro combattente di Spagna, il toscano Bruno Bibbi. In seguito Rossi, per la sua attività frazionista, viene espulso dal P.C.d’I.. Ai primi del 1925 rientra in Italia servendosi di un passaporto falso; arrestato a Frosinone e assolto per insufficienza di prove, torna in Francia, a Parigi.
Ludovico si avvicina sempre più agli ambienti anarchici, avendo maturato una posizione fortemente antistatalista.
Nel 1932, fermato in una riunione libertaria, viene trovato in possesso di una pistola automatica. Espulso dalla Francia non ottempera e si reca a Marsiglia. Nello stesso anno entra nel Bollettino delle Ricerche -Supplemento Sovversivi come comunista pericoloso da arrestare.
A Marsiglia Rossi passa decisamente al movimento libertario e, nel 1935, raccoglie in prima persona fondi in favore del Comitato anarchico pro vittime politiche. In seguito accorre in Spagna, a Barcellona, poi sul fronte aragonese, nei servizi di frontiera, dove con altri esponenti anarchici, controlla il passaggio dei volontari antifranchisti diretti in terra iberica.
Il 9 ottobre 1936 firma un comunicato degli anarchici al fronte in polemica con le scelte degli anarchici concentrati in Barcellona.
Alla fine del 1937, Rossi rientra in Francia e va a Lione , dove, in clandestinità, si cela sotto il nome di “Enrico Ferranti”. Continua la sua attività in favore del Comitato pro rivoluzione spagnola. Allo scopo si reca spesso a Perpignano per incontrare il conterraneo Giuseppe Pasotti.
Arrestato nell’aprile del 1939, è internato nel Campo di Concentramento di Argelès-sur-Mer.
Dopo l’inizio della seconda guerra mondiale, Rossi è arruolato a forza nelle Compagnie di Lavoratori Stranieri (CTE), destinate alla fortificazione delle frontiere del Nord-Est di Francia. Durante il resto del conflitto rimane in Francia con la moglie Prima Poli.
A liberazione avvenuta torna in Italia e prende il suo posto nel movimento anarchico collaborando alla stampa libertaria.
La vita generosa di Ludovico Rossi si chiude tragicamente il 23 agosto 1970, quando muore a Bologna investito da un’automobile.