Il 25 marzo nella pineta di Ravenna vengono fucilati tre ragazzi dalla Brigata Nera che, mesi prima e per costrizione, avevano aderito alla RSI; il giorno seguente c’è la Prima Giornata GAP, (Gruppo d’Azione Patriottica) nella quale i partigiani attaccano postazioni repubblichine in tutta la provincia, recuperano armi, interrompono comunicazioni, inducono i fascisti al timore e a non uscire più dalle caserme. La vicinanza delle due date è occasionale (per i giovani accusati di diserzione c’è stato il processo militare e per i partigiani una meticolosa preparazione), però la gente vede la seconda conseguente alla prima e l’apprezza; oltre a essere sempre più indignata per la ferocia dei repubblichini e continuare a isolarli.
È il momento di un nuovo reclutamento. Altri giovani si fanno avanti. I Soldati del popolo aumentano di numero, ma si devono nascondere e la popolazione offre una solida rete di protezione. Inizia un periodo che durerà fino alla liberazione nel quale le famiglie, di campagna maggiormente, sono generosissime; senza di loro non è possibile resistere al freddo e alle intemperie, alimentarsi.
Non esistono zone del tutto franche, dove ci si può occultare con sufficiente tranquillità. E mentre i tedeschi non conoscendo il territorio e, pur volendosi liberare dei partigiani, non sanno dove andare tranne che operare improvvisi rastrellamenti, i repubblichini cercano con zelo i nascondigli e, sempre servizievoli e alla ricerca di considerazioni e apprezzamenti dagli ufficiali germanici, si prodigano in tali meschinità tanto ottenere l’effetto contrario al voluto: disprezzo e pochissima considerazione.