PAROLE ARMATE ricostruisce una pagina della storia d’Italia ancora poco nota, seguendo alcune scrittrici italiane, tra cui Anna Banti, Maria Bellonci, Alba de Céspedes e Natalia Ginzburg, ricostruendo il ruolo che hanno svolto durante la Resistenza e nell’immediato dopoguerra, continuando a combattere con l’arma della parola per una democrazia capace di calarsi fin dentro la relazione tra i due sessi. Un racconto avvincente che intreccia storia, letteratura e vita femminile. La Guerra di Liberazione aveva aperto la speranza di un futuro migliore, tutto da costruire (o ricostruire), donne e uomini insieme. In quella straordinaria stagione dell’Italia, anche le donne hanno partecipato alla Resistenza, prendendo in mano la loro vita e combattendo nei modi più diversi. Hanno sostituito gli uomini nel lavoro, hanno sostenuto le famiglie, hanno offerto solidarietà, rifugio e cura ai partigiani. Pur essendo attive e partecipi, non tutte hanno imbracciato le armi. Alcune di loro hanno scritto, parlato alla radio, istigato al sabotaggio, alla rivolta contro il nazifascismo: insomma hanno usato le parole come armi. La comunicazione è stata la loro trincea.
Da alcuni lustri la Sezione ANPI di Brisighella è particolarmente attiva, specie in ambito civico e scolastico, confrontandosi su svariate tematiche sociali, culturali e politiche; tematiche non solo e non sempre derivate dalla Resistenza storica, senza per questo rinunciare a custodirne e valorizzarne la memoria.
Preparandoci alle varie fasi congressuali e al rinnovo degli organi direttivi e volendo cogliere l’occasione partecipativa per promuovere conoscenze e relazioni – anche con/tra le nuove generazioni – presentare il saggio di Valeria P. Babini “Parole armate” ci è sembrato il modo migliore per dialogare attorno a un tema di formidabile portata quale l’esperienza delle donne tra resistenza ed emancipazione.
Ne apprezzeremo l’approccio originale, la documentata rilevanza storica non così diffusamente avvertita.
Ma apprezzeremo anche la profondità di un percorso che rimanda anche alle tematiche ancora niente affatto risolte, che si annoda alle piccole e grandi tragedie correnti, che quanto meno impone a noi tutte/tutti un rinnovato impegno perché la resistenza delle donne non è finita nel 1945
E’ gradita la prenotazione