Lettera alla partigiana Adelina

Ravenna, 23 marzo 2015

Cara Adelina,

sono Cezara della classe 3^E della scuola “Novello”, forse non ti ricordi di me, sono la ragazza bionda che ha la sorella che si chiama come te, Adelina.

Avrai notato che ti sto dando del ” tu”, è per il semplice motivo che da quando ti ho conosciuta, non so come spiegare bene, ho sentito un legame speciale con te: ti “conto” come una seconda nonna.

Come stai? Spero vada tutto bene.

Ti scrivo perché vorrei parlarti del giorno che sei venuta a raccontarci la tua storia, degli approfondimenti e delle riflessioni che in seguito ho fatto riguardo la Resistenza.

Come prima cosa, ti faccio i miei più sinceri complimenti perché il tuo  racconto  è stato stupendo, coinvolgente e interessante; certamente nessuno si è minimamente annoiato. Per due ore poi!

Nemmeno una professoressa riuscirebbe a tenere una classe così attenta per due ore. Mi ha colpito ed emozionato tutta la tua storia, abbastanza dura e triste già dal primo giorno che sei nata. Ma mi vorrei soffermare in particolare su un episodio che mi ha particolarmente colpito: la strage della famiglia Baffé, i tuoi vicini di casa a Massa Lombarda. Ci hai raccontato che il 17 ottobre 1943 dei fascisti andarono nella casa dei Baffé  e li radunarono tutti, comprese le persone che si trovavano lì per caso. C’era anche Osvalda, chiamata Lalla, la tua amica. Che grande ingiustizia!  Lalla era tornata a casa perché aveva saputo che i fascisti e i tedeschi sarebbero andati a casa sua a cercare i partigiani, infatti il padre Pippo e i figli erano partigiani molto impegnati nella lotta contro il fascismo. Se Lalla non fosse corsa a casa sua per avvisare suo padre, si sarebbe salvata. Il suo coraggio e il suo amore per il padre l’hanno condannata.

Poi i fascisti e i tedeschi picchiarono i componenti  della famiglia perché venissero rivelati i nomi degli altri partigiani del paese e non avendo ottenuto nessuna informazione portarono tutti  in caserma.

Quando li riportarono a casa, dopo averli “interrogati” tu incontrasti il camion sul quale c’era anche un tuo amico: un ragazzino della tua età. Mi ha colpito quel tuo ricordo nitido di quando tu hai incrociato il suo sguardo. Mi è sembrato di vedere quel momento per come l’hai ricordato mentre lo raccontavi. Tu non capivi cosa stava succedendo, solo dopo le ore 11 intuisti che stava succedendo qualcosa di brutto, vedendo fumo e sentendo spari. Il giorno dopo, anche se la tua famiglia ti aveva vietato di andare a vedere cosa succedeva, tu e tua cugina siete scappate e siete andata a casa dei Baffé. Sai, ti devo dire una cosa, neanch’ io sarei riuscita a stare ferma e sarei andata a vedere cosa succedeva, proprio come hai fatto tu, anche se mi fosse stato vietato!

Poi quando siete arrivate a casa dei Baffé, avete visto quel terribile cartello con scritto: “Qui abitava una famiglia di partigiani e di assassini”. Questa scritta mi ha davvero disgustato per il semplice motivo che i veri assassini erano quelli che avevano scritto il cartello! Ma la cosa che mi ha davvero fatto accapponare la pelle e indignato è il fatto che i fascisti e i tedeschi avevano ucciso e poi bruciato tutti, prima i giovani e poi i vecchi. Che sofferenza! Mi ha molto impressionato quando hai raccontato che sotto la porta avete intravisto una mano. Ma quanto dolore!

Io sarei svenuta se avessi visto dei miei amici morti così! Che orrore!

Quant’è diversa la mia vita da quella della tua gioventù, prima di tutto perché tu sei un’eroina della società italiana che hai saputo vivere quello che ti succedeva con grande forza e coraggio e inoltre hai dimostrato una grande sensibilità nel modo con cui ci hai raccontato i tuoi ricordi.

Non posso quasi paragonare la mia vita alla tua, per me e per i miei coetanei è tutto più facile. C’è però qualcosa che mi sembra che mi accomuni a te: la forza di volontà, la grinta  e la curiosità.

Sento che mi hai trasmesso coraggio e forza; d’ora in poi guarderò la mia vita con occhi diversi e spero di seguire il tuo esempio.

Dopo il tuo intervento abbiamo continuato lo studio della storia e l’approfondimento sui fatti della Resistenza. Vorrei farti sapere ciò che mi ha colpito maggiormente di questo importante argomento: il ruolo delle donne nella Resistenza.

Abbiamo visto un bellissimo video riguardante le donne partigiane, dove venivano ricordati i loro nomi e si vedevano tanti volti di queste donne. Abbiamo ascoltato l’intervista a Lea Bendandi, una donna partigiana che raccontava un episodio della sua vita che tu ci avevi riferito: quando incontrò un auto dei fascisti mentre trasportava con la sua bicicletta materiale dei partigiani e si salvò con uno stratagemma.

Anche nell’opuscolo “Al tabachi” dedicato alla mostra sulle donne della Resistenza, ho letto informazioni molto interessanti. Le Partigiane  sentirono di doversi liberare  dalle sofferenze materiali e dalle paure e si unirono alle lotte organizzate al nazi-fascismo.

La Resistenza offrì alle donne un’ occasione di entrare a far parte della politica e di essere considerate persone affidabili in ruoli anche  molto importanti. Le Partigiane svolsero i compiti più vari: staffette, informatrici, portaordini, infermiere, divulgatrici di fatti e idee attraverso volantini e giornali (in particolare il giornale “Noi donne”). Però un impegno così  rischioso costò a queste donne coraggiose, a volte torture o la vita stessa.

Alcune furono arrestate, picchiate e violentate. Nonostante tutto andarono avanti. Mentre gli uomini della Resistenza erano costretti quasi sempre a nascondersi, le donne costituirono la parte più visibile della lotta al nazi-fascismo, nel senso che organizzavano manifestazioni per liberare i prigionieri, difendevano i magazzini dalle espropriazioni dei tedeschi, e eclamavano la distribuzione dei viveri. Furono quindi anche un esempio di resistenza civile.

Erano tante queste donne; nell’opuscolo che ho già citato “Al tabachi”  si parla di circa 7000 donne organizzate nei gruppi di difesa delle donne, i GDD, nel territorio provinciale.

Trovo che sia giusto che siano stati dati dei nomi di donne protagoniste della Resistenza a piazze, strade e giardini, poiché  considero quelle donne delle grandi eroine della storia italiana.

Vorrei inoltre parlarti di una donna partigiana che mi ha particolarmente colpito: Maria Bartolotti.

Maria fu un’importante figura della Resistenza nel nord della Romagna. Fin dai primi giorni dopo l’armistizio entrò a far parte delle Squadre di Azione Patriottica operanti nel ravennate con il nome di battaglia di Piera. Contribuì alla creazione di una rete di staffette aggregate  ai gruppi partigiani di Arrigo Boldrini, chiamato Bulow, e continuò ad essere attiva fino alla Liberazione.

Di questa donna mi ha colpito il fatto che era fidanzata col partigiano Terzo Lori, che fu ucciso dai nazi-fascisti, ma il dolore per la perdita della persona che amava non le tolse le forze, anzi diventò molto combattiva e tenace e continuò a lottare. Maria ha raccontato  la  sua storia d’amore con Terzo Lori in modo semplice e commovente in una raccolta di testimonianze di donne Partigiane che mi ha fatto avere la mia professoressa d’italiano.

Ho letto che questa donna ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare per il suo impegno come staffetta partigiana.

Le donne partigiane hanno contribuito a porre fine alla dittatura fascista e all’occupazione tedesca e il loro contributo è arrivato a noi anche tramite la nostra attuale Costituzione che è una conquista delle lotte per affermare la libertà e l’uguaglianza di tutti i cittadini, uomini e donne. In tre articoli in particolare: nell’art.3 in cui si afferma l’ugaglianza di tutti i cittadini, uomini e donne; nell’art. 37 in cui si afferma che donne e uomini sul lavoro  hanno gli stessi diritti e a parità di lavoro, la stessa retribuzione; e nell’art. 48  in cui si afferma che sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne.

Come vedi ho riflettuto su tanti argomenti importanti e ora capisco l’importanza di ricordare il 70° Anniversario della Liberazione.

Concludo questa mia lettera dicendoti grazie, grazie per averci raccontato la tua storia e grazie per la forza che mi hai trasmesso! Spero di incontrarti ancora presto, vieni a trovarci quando vuoi, noi ti aspettiamo.

Ciao  Adelina, a presto!

Cezara Fistican

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