Lettera alla partigiana Adelina

Ravenna, 23 marzo 2015

Salve Adelina,

mi chiamo Francesco Farneti, e le vorrei comunicare le mie riflessioni dopo aver ascoltato lunedì 2 marzo il racconto della sua vita. Le dirò che sono rimasto molto colpito da tanti aspetti di lei. Per iniziare, non dimostra per niente la sua età, e mi congratulo con lei perché si tiene in splendida forma. Aveva timore di non parlare con un linguaggio adeguato, invece i suoi discorsi, i suoi messaggi, sono arrivati forti e chiari con un’ottima espressione.

E soprattutto sono rimasto colpito dai suoi racconti, perché ho potuto riflettere su quanto io sia fortunato a poter vivere in un mondo libero.

Lei ha definito la sua infanzia triste, e basandomi sui suoi parametri di tristezza, io non ho mai avuto e mai ne avrò da lamentarmi. Riflettendoci, quelli che sono i miei problemi non sono nulla in confronto a quelli che lei ha dovuto passare, come ad esempio l’abbandono forzato della scuola per andare a lavorare con la sua famiglia, o vivere col terrore che un aereo militare potesse sganciare una bomba sulla sua casa!  Mi hanno colpito tanto i metodi spietati, malvagi, schifosi a cui i nazisti e i fascisti sottoponevano la popolazione, e mi ha colpito altrettanto il suo coraggio e quello di tutti voi che siete stati partigiani. Il racconto che ci ha fatto sulla signora Osvalda è stato molto toccante. Entrambe sapevate il rischio che correvate, ma la vostra voglia di poter vivere in uno stato libero e fondato sui principi della legalità era più forte. E una di voi si sacrificò, sia per la patria, sia per l’amore verso il padre. Ed è stato davvero forte il momento in cui ci ha parlato di quando lei e sua cugina siete andate di nascosto a vedere la casa dei Baffè dopo che era stata bruciata. Ha avuto un gran fegato! È stata molto brava nel descrivere ciò che ha visto, perché io ho visto tutto quello che diceva, e non oso immaginare la disperazione, lo spavento, il panico che al suo posto avrei provato.  Sono stati molto belli anche i racconti delle staffette, e dei partigiani di Massalombarda, che si nascosero addirittura sottoterra per non farsi trovare. Ammiro molto la vita che ha deciso di fare. Ha deciso di rischiare per dei giustissimi ideali, non è mai caduta nonostante le drammatiche esperienze, ed è anche grazie a lei se adesso l’Italia è un paese su cui vige una costituzione giusta. Le sue parole sono state davvero forti e belle, mi hanno trasmesso sdegno per quello che l’uomo è riuscito a fare, tristezza perché tutto ciò ha segnato un’epoca negativa della nostra storia. Ma mi ha trasmesso anche voglia di vivere, perché anni indietro molte persone sono morte per gli ideali giusti. Dopo il suo interessante intervento la nostra classe ha proceduto con il programma scolastico di storia. Dal 2 marzo ad oggi 23 marzo abbiamo imparato tante nuove cose. Abbiamo approfondito le vicende riguardanti il Nazismo di Hitler, il Fascismo di Benito Mussolini, le vicende della seconda guerra mondiale e anche i movimenti di resistenza partigiana.

Riguardo quest’ultimo argomento, ci siamo particolarmente concentrati sul ruolo delle donne nel movimento della Resistenza. Abbiamo imparato diverse cose, ad esempio come dopo la guerra venne data molta più importanza alla donna rispetto prima, anche grazie al contributo fondamentale di molte partigiane nella lotta contro i nazi-fascisti. Molto praticata dalle donne fu anche la resistenza passiva, che consisteva nell’aiutare indirettamente i partigiani, cioè non imbracciando armi ma magari fornendo loro pasti o alloggi in cui rifugiarsi dal nemico. Anche le donne  che facevano le staffette con il compito di portare messaggi o rifornimenti ai gruppi di partigiani dettero un grande contributo al movimento di liberazione e nonostante sapessero dei rischi a cui andavano incontro  sfidarono il nemico. Fu proprio grazie a questi preziosi interventi che le donne riuscirono a ottenere dopo la guerra un ruolo più rilevante nella società, e nella Costituzione del 1948 conquistarono nuovi diritti, come quello del voto,  il riconoscimento dell’ uguaglianza e  di tutela sul lavoro. Le dico inoltre che abbiamo conosciuto la storia di alcune donne partigiane  molto coraggiose ed eroiche fra le quali quella di Natalina Vacchi, Maria Bartolotti, Lea Bendandi e Ines Bedeschi . Per concludere, la ringrazio davvero tanto per aver accettato l’invito a dedicarci un po’ del suo tempo, e mi complimento anche perché ha saputo tenermi interessato per le  due ore consecutive del suo intervento.

Tanti saluti

Francesco Farneti

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