Lettera alla Partigana Adelina

Ravenna, 23 marzo 2015

Cara Adelina,

sono un ragazzo della classe 3^E e mi chiamo Serxhio. Sono di origine albanese e sono  arrivato qua in Italia circa  quattro  anni fa.

Le scrivo per farle sapere che mi ha colpito molto la sua triste storia. Anche in Albania c’è stata la dittatura. Là è durata per 50 anni e morirono circa 28000 partigiani per liberare la nostra cara nazione. I miei bisnonni erano dei partigiani  che facevano parte della resistenza attiva.  Morirono in battaglia e mi sento orgoglioso di avere dei bisnonni così coraggiosi.

Della sua storia mi ha colpito soprattutto quando ha raccontato che cosa facevano le donne staffette. Secondo me senza di loro per i partigiani sarebbe stato  tutto molto più difficile  e forse l’Italia sarebbe ancora sotto il dominio di uno stato dittatoriale. Esse portavano rifornimenti ed alimenti ai partigiani e alle loro famiglie, un compito abbastanza pericoloso che le esponeva al pericolo  di morire. Mi sono piaciute molto anche le storie delle vicende delle sue amiche che hanno rischiato di essere catturate dai fascisti, ma grazie alla loro intelligenza si sono salvate. Una di loro  si buttò in un fosso insieme ai rifornimenti e così i
fascisti non la catturarono; un’ altra donna, mentre trasportava armi dei partigiani in un carro coperto dalle mele,  con l’inganno distolse l’attenzione di un fascista che aveva incontrato, offrendogli un frutto con disinvoltura.  Se queste donne non fossero state coraggiose e molto veloci a prendere iniziative, sarebbero morte in quelle circostanze.

Dopo la sua visita insieme alla nostra prof. abbiamo approfondito la storia delle donne partigiane. Esse svolgevano compiti molto importanti come raccogliere i farmaci per portarli ai partigiani , fare propaganda politica con volantini  e organizzarono una vera e propria resistenza civile. A volte organizzavano delle manifestazioni per liberare i partigiani prigionieri. Svolgevano compiti molto pericolosi e rischiavano di essere catturate, torturate, e perfino uccise. Ancora oggi ricordiamo alcuni nomi di donne partigiane come Natalina Vacchi, che morì impiccata perché era antifascista.

Ines Bedeschi che portava ai partigiani le carte da lei stampate  e per questo fu catturata e torturata per un mese, ma non fece nessun nome dei suoi compagni. Dopo averla uccisa, il suo corpo fu gettato nel fiume Po e non fu mai più ritrovato. In onore di queste coraggiose donne, dopo la Liberazione, sono stati dati i loro nomi  a strade e piazze, come “Piazza Natalina Vacchi’’ e “Piazza Ines Bedeschi”.

Le donne partigiane contribuirono a far sì che nella Costituzione venissero affermati i diritti delle donne. Abbiamo visto anche il video “Al Tabàchi’’ dove  vengono presentate le donne protagoniste della resistenza. In provincia di Ravenna c’erano circa 7000 partigiane.

Mi ha colpito molto anche la storia della sua famiglia e dei problemi che ci ha raccontato che aveva durante l’ infanzia e la giovinezza. A volte non riusciva a dormire a causa del rumore che facevano alcune persone un po’ sbandate  amiche di suo padre, che venivano a casa sua a trovarlo, e lei non capiva perché venivano lì. Ma adesso lei ha capito il motivo della loro presenza nella sua casa e del perché quelle persone erano un po’ strane e sempre senza lavoro: erano antifascisti ed era stato tolto a loro la possibilità di lavorare, per questo erano tristi e a volte ubriachi.

A casa mia non ci sono grossi problemi e non vengono persone di notte a disturbare. A volte
vengono a trovarci alcuni amici di mio padre e nostri famigliari, ma nessun disturbo.

Con le sue storie ho capito di com’è terribile il fascismo e di quanto è importante difendere la libertà.

Spero che non ci siano mai più stati totalitari.

Tanti saluti da Serxhio Hysa

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