Leggi razziali

Leggi razzialiL’applicazione brutale delle Leggi razziali, emanate per ordine del Duce e firmate da Vittorio Emanuele III, sono un calvario per gli ebrei che non si ferma nemmeno dopo il 25 luglio, quando il Re firma i decreti di scioglimento delle organizzazioni fasciste, ma rifiuta di abrogare le leggi per la difesa della razza.

Anche a Ravenna sono applicate norme che, in alcuni casi, risultano più severe di quelle adottate in Germania dai nazisti. La scomparsa di parti importanti degli archivi pubblici (prefetture, comuni) e la distruzione dei libri di matricola carcerari rende impossibile una precisa ricostruzione dell’olocausto, che coinvolge sia le famiglie di ebrei ravennati (il nucleo più importante è raccolto a Lugo) sia israeliti fuggiti dalla Dalmazia e dai paesi dell’Est già occupati dai tedeschi.

Però i censimenti, disposti con frequenza ossessiva per individuare tutti i non ariani, portano nella provincia alla segnalazione di 350 nuclei costituiti da 700 membri in tutto, almeno altri 100 ebrei, dotati di falsi documenti e certificati di battesimo, eludono la caccia; mentre per buona parte di quelli fuggiti dall’Est viene perso ogni segno di presenza.

Dal ravennate un centinaio di giudei (per essere chiari il termine fa volutamente riferimento a Giuda Iscariota più che al Giudaismo, religione degli ebrei distinta dall’Ebraismo) vengono avviati ai campi di sterminio senza fare più ritorno.

Sono documentate vergognose delazioni che portano a decine di confische di beni, epurazioni dalla scuola e dagli uffici pubblici e dalle forze armate.

Ebrei vessati, quindi, ma ci sono anche vicende di straordinario coraggio per aiutarli. Resta esemplare l’attività di Vittorio Zanzi, il cui nome è onorato anche nella Foresta dei giusti in Israele, che, approfittando del ruolo di Commissario Prefettizio del Comune di Cotignola, crea una rete di protezione fornendo assistenza e documenti falsi e ne salva più di 40. Il sismologo Bendandi, a Faenza, li ricovera in una clinica facendoli passare per ammalati. Mentre a Massa Lombarda e a Bagnacavallo la famiglia Dalla Valle riesce a ospitarne in casa fino a 28 contemporaneamente. Poi ne vengono salvati nei collegi, negli istituti religiosi (e anche per questo combattono e muoiono i 37 ebrei della Brigata Ebraica, sepolti nel cimitero di guerra di Piangipane).

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