Sul finire del 1944 il rallentamento delle operazioni militari alleate rinvigorì i tedeschi ed i fascisti. Frequenti furono i rastrellamenti di uomini da mandare al lavoro nelle industrie mentre, con numerosi bandi precetto. Il Ministro della difesa della Repubblica di Salò, Rodolfo Graziani, minacciava la pena di morte per i disertori ed i ribelli armati. Le azioni anti partigiane presero di mira ripetutamente le valli piemontesi, l’Oltrepò pavese, la Liguria e l’Emilia Romagna: tra le numerose vittime cadevano anche molti partigiani ebrei, tra cui il più giovane partigiano d’Italia, Franco Cesana, morto a soli 13 anni, il 14 settembre 1944, sull’Appennino modenese quando operava come staffetta presso la formazione Scarabello della divisione Garibaldi.
In quei giorni entrava in azione un nuovo gruppo impegnato nella Resistenza: la Brigata Ebraica.
Nell’inverno del 1944, il governo inglese, dopo moltissime esitazioni, autorizzava la formazione di una brigata di 5000 ebrei volontari da inviare in Europa per combattere contro i nazi-fascisti. La brigata combatté con coraggio sotto la propria bandiera (bianca ed azzurra con la stella di David azzurra al centro); quella stessa bandiera che, il 14 maggio 1948, diventerà la bandiera dello Stato di Israele. La Brigata Ebraica era composta di soli volontari: circa il 20% provenienti dalla Palestina, il rimanente dal resto del mondo (soprattutto dalle grandi comunità ebraiche polacche e russe). Dal punto di vista militare la brigata era composta da un battaglione di fanteria corazzata. Dopo la costituzione ed un breve periodo di addestramento in Egitto, l’unità fu fatta sbarcare nell’Italia del sud e risalì la penisola lungo il versante adriatico.
La Brigata Ebraica contribuì a liberare gran parte dell’Emilia Romagna dai nazi-fascisti; in modo particolare fu impegnata in furiosi e sanguinosi combattimenti in terra di Romagna, lungo la zona d’operazione corrispondente allo sfondamento della Linea Gotica nella valle del Senio, nei pressi di Imola. In quella battaglia, la Brigata Ebraica portò a termine uno dei pochi assalti frontali, a baionetta sguainata, di tutto il fronte italiano. Molti storici sostengono che quella battaglia fu la più sanguinosa di tutta la campagna d’Italia; la Brigata Ebraica, composta da soli volontari, con formazione prevalentemente non militare, registrò numerose perdite. A commemorare tutti coloro che diedero la propria vita per liberare questa parte della nostra Patria, è stata posta una lapide presso il cimitero militare di Piangipane. In Piazza Garibaldi a Ravenna una lapide di marmo (posta il 15 maggio 1995 nel 50° anniversario della Resistenza e Liberazione) ricorda gli ebrei assassinati dai nazi-fascisti residenti, rastrellati e catturati nella provincia di Ravenna ed i 45 giovani volontari della Brigata Ebraica caduti nella terra di Romagna per la Libertà.
La Brigata Ebraica partecipò alla liberazione delle principali città romagnole: Ravenna, Faenza, Russi, Cotignola, Alfonsine ed Imola.
Nel 1945, nello schieramento delle truppe alleate a sud del fiume Senio, la Brigata Ebraica combatté insieme ai gruppi di combattimento Friuli e Cremona.
Al termine delle ostilità belliche, nel maggio del 1945, la Brigata Ebraica ricevette l’ordine di trasferirsi a Tarvisio, punto strategico per la fuga dei sopravvissuti ebrei europei alla barbarie nazi-fascista.
Contemporaneamente, i membri più attivi della brigata furono inviati in tutte le nazioni europee per aiutare le popolazioni ebraiche a ritornare a vivere, in modo particolare furono impegnati nell’opera di assistenza agli orfani ed agli ebrei che scelsero di andare a vivere in Israele.
Gli ebrei italiani furono molto attivi nei vari movimenti antifascisti; molti furono inviati al confino (Carlo Levi, Raffaele Cantoni, Vittorio Foa, Emilio Sereni, Umberto Terracini, ecc.), altri furono torturati ed assassinati (i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Leone Ginzburg, Matilde Bassani, Mario Jacchia, Eugenio Curiel, Eugenio Colorni, Emanuele Artom, Ildebrando Vivanti, Enzo Sereni, Rita Rosani, Riccardo Pacifici, Nathan Cassuto, ecc.). Delle migliaia di ebrei italiani deportati lager nazi-fascisti pochissimi ritornano nelle loro case (Primo Levi, uno di questi, testimoniò questa sofferenza infinita nei suoi libri). Solo a Roma, dal rastrellamento del vecchio ghetto del 16 ottobre 1943 fino alla liberazione della capitale (4 giugno 1944) i deportati furono, complessivamente, 2091 (1067 uomini, 743 donne, 281 bambini). Di questi deportati nei campi di sterminio ritornarono 73 uomini, 28 donne e nessun bambino. Alla fine del 1945, quando l’Italia riscopriva la libertà e la democrazia, la piccolissima Comunità Ebraica Italiana (circa 41.000 persone al momento del censimento delle famigerate leggi razziali del 1938), iniziava a contare le sue vittime. Secondo i più recenti dati forniti dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, ammontano a 7049 martiri, tra i quali i 77 ebrei uccisi alle Fosse Ardeatine insieme ad altri 258 italiani ed alle migliaia di uomini, donne e bambini assassinati nei campi di sterminio nazi-fascisti.
Ogni anno, una delegazione di reduci, combattenti e loro familiari proveniente da Israele, accompagnata dall’Ambasciatore di Israele in Italia, dagli addetti militari israeliani, dalle autorità politiche e militari della Provincia e del Comune di Ravenna, rende onore ai gloriosi combattenti della Brigata Ebraica, presso il cimitero militare di Piangipane, che ha contribuito a liberare la nostra terra dalla barbarie nazi-fascista.
Al riguardo è importante ricordare che il 25 Aprile 2003, in Piazza Venezia (Foro Traiano) a Roma, è stata organizzata un’importante cerimonia per ricordare la Brigata Ebraica, con il patrocinio del Comune di Roma, della Comunità Ebraica Italiana, dall’Associazione Italia-Israele e dell’Associazione Amici di Israele.
A tale cerimonia hanno partecipato il Sindaco di Roma, On. Walter Veltroni, ed il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Rav. Riccardo Di Segni.
La storia eroica ed avventurosa dei combattenti della Brigata Ebraica si può leggere in un bel libro di recente pubblicazione (H. Blum, La Brigata, Edizioni Il Saggiatore 2002).
* Professor Cesare Baccini, direttore del Laboratorio di Farmacologia e Tossicologia nell”Ospedale di Ravenna, docente universitario di Biochimica, Tossicologia e Chimica-Fisica Biologica nelle università di Pisa, Bologna, Modena.
Balle Megalatttiche
a) Ravenna fu liberata il 4 dicembre 1944, con dall’arrivo delle prime avanguardie alleate, inglesi e canadesi, per poi il decisivo arrivo, nel primo pomeriggio, arrivarono anche i partigiani della 28a Brigata Garibaldi e fecero sfilare i prigionieri tedeschi da loro catturati durante la Battaglia delle Valli per attestare l’impegno profuso e il ruolo determinante avuto nel riscatto della città.
b) La brigata ebraica entro in battaglia solo nel marzo 1945
E’ vergognoso che questi eventi storici, forse considerati marginali, non vengano narrati e spiegati nelle scuole e siano ben poco ricordati nelle grandi celebrazioni a livello nazionale. Per questo è accaduto, e purtroppo accadrà ancora, che alla manifestazione pubblica del 25 Aprile, nelle grandi città italiane, i rappresentanti della Brigata Ebraica subiscano insulti e molestie da parte di gruppi filopalestinesi. Responsabile di ciò è soprattutto l’ignoranza della storia, unita alla mancanza di rispetto.