Piena solidarietà a Nino Di Matteo, Pm nell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia, da Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi. La presa di posizione è contenuta in una lettera che pubblichiamo qui di seguito, fatta pervenire da Smuraglia a Ottavio Terranova, presidente ANPI Palermo e coordinatore per l’associazione della Sicilia, che ha provveduto a farlo giungere a Di Matteo.
Caro Terranova,
ho mancato – per ragioni di salute – ad un appuntamento importante di cui avevo avuto notizia, per esprimere solidarietà al Magistrato Di Matteo ed a quanti, a Palermo e in Sicilia, sono sottoposti a minacce o comunque a rischio perché si occupano professionalmente di criminalità organizzata e in particolare di mafia. Mi dispiace davvero, perché ciò che ho letto sui giornali, da qualche tempo, al riguardo, mi ha preoccupato molto. Naturalmente quando si tratta di dichiarazioni di mafiosi, non c’è mai nulla di certo; possono essere minacce reali, destinate a concretizzarsi, prima o poi, oppure di minacce, diciamo così, intimidatorie, per tenere sotto pressione chi si occupa professionalmente di mafia (e in particolare di rapporti tra mafia e politica). Nell’uno e nell’altro caso, c’è sempre da preoccuparsi e fare attenzione, non solo perché in Sicilia ci sono stati tanti Magistrati, Agenti di polizia, Carabinieri, funzionari, che sono stati uccisi solo perché facevano il loro dovere, ma anche perché la stessa intimidazione è uno strumento potente e pericoloso, costringendo chi la subisce ad una vita impossibile e ad una insicurezza anche per il futuro.
Nel caso del dott. Di Matteo c’è stato addirittura qualcosa di più: propositi manifestati o resi noti da un personaggio della mafia non certo noto per la sua “delicatezza”; in più, il riferimento al procedimento di cui Di Matteo ed altri si stanno occupando è di natura particolarmente delicata, proprio perché riguarda i rapporti tra mafia e politica (e addirittura tra mafia e istituzioni).
Mi spiace, dunque, di constatare che – nonostante – tutto – c’è molta indifferenza in giro e spesso anche la stampa dedica a vicende come questa spazi inferiori a quelli destinati a “cronache rosa”, oppure ad episodi di (ormai ordinaria) corruzione, anche a modesti livelli.
Invece, la situazione del Dott. Di Matteo e degli altri Magistrati o funzionari che si occupano di queste vicende, non costituisce un loro “problema personale” (anche se capisco perfettamente anche la situazione psicologica, veramente intollerabile, in cui si viene a trovare chi è personalmente esposto). Si tratta, in realtà, di un problema nostro, delle Istituzioni, della politica, delle Associazioni democratiche, del Paese; e in definitiva di ognuno di noi. E’ questa la ragione per cui non basta neppure esprimere una pur doverosa solidarietà, ma occorre fare di più: impegnare questo Stato a fare davvero tutto quanto necessario (e ancora di più, se possibile) per estirpare questa mala pianta che ormai affligge non solo la Sicilia, ma tutta l’Italia.
Bisogna ottenere che ogni cittadino si senta in qualche modo “minacciato” dalla esistenza di una criminalità organizzata che non conosce limiti e confini, né territoriali, né di legalità; e bisogna che ognuno si renda conto che si tratta di una questione nazionale, da affrontare con rigore, serietà e impegno da parte di tutti.
Sarà questo il mondo migliore per dimostrare a Di Matteo e tanti altri che non sono soli, siamo con loro, siamo – in qualche modo – la loro invisibile scorta morale. Perché, come loro, ci teniamo a vivere, lavorare, fare il nostro dovere in un Paese libero dalla criminalità organizzata, libero dalla insicurezza, libero da tutto ciò che comprime la nostra dignità di persone, nel senso indicato dalla Costituzione.
E’ con questa convinzione profonda e soprattutto con questo impegno, mio personale e di tutta l’Associazione che presiedo, che mi sento di solidarizzare con chi è più esposto e di essergli vicino; perché è proprio questo impegno che rende la solidarietà veramente attiva e proiettata su una linea non più e solo di difesa, ma di attacco alle troppe malepiante che affliggono la nostra Italia.
Un caro saluto, Carlo Smuraglia