La battaglia delle Valli

La battaglia delle Valli
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Il distaccamento Terzo Lori si muove all’alba e con relativa facilità  libera Porto Corsini, Casal Borsetti, Mandriole, arrivando in breve a controllare l’intera zona Candiano dal mare alla città; mentre a Sant’Alberto c’è la Colonna Wladimiro. I tedeschi resistono con poca convinzione, sono stupiti, preparati per un attacco da sud, direzione Ravenna, non fronteggiano adeguatamente l’accerchiamento ai fianchi e ripiegano verso le località interne di Longastrino, Alfonsine, addirittura oltre le valli di Comacchio.

Liberata l’intera zona i distaccamenti partigiani aspettano l’avanzata degli inglesi con i carri armati. I comandi comunicano la situazione favorevole a Bulow, che prende contatti e invita gli Alleati a completare il piano prestabilito.

Passano le ore ma nulla succede e, inevitabilmente, nel primo pomeriggio si realizza quello che tutti ipotizzano e temono: i tedeschi contrattaccano con il 70 Panzer Korps, la 42° Jager, la 16° Panzer Division.

Avanzano per la strada di Savarna; hanno camion di truppe, i soliti micidiali cannoni da 88, carri armati Tigre.

I partigiani sono soli.

Un ufficiale alleato, il già leggendario Popski, è presente con appena qualche effettivo della sua Popski Private Army.

È subito evidente la sproporzione dello scontro.

I comandi partigiani insistono via radio e precisano ancor meglio la nuova situazione, chiedono un aiuto immediato che può essere condotto da aerei caccia già di stanza negli aeroporti fuori Ravenna, offrono una facile occasione di vittoria dall’alto. Ma gli inglesi rinunciano. Adducono come motivazione che nella zona c’è troppa nebbia ed è quindi pericoloso muovere l’aviazione. Resta (ed è doveroso dirlo) a tutt’oggi il sospetto che quell’abbandono sia una scelta politica, non militare.

I partigiani, per mancanza di detonatori, non riescono a far saltare il Ponte Cilla, strategico per l’avanzata dei carri armati; e quando i tedeschi arrivano a Sant’Alberto, ripiegano verso Mandriole attestandosi sul canale Destra Reno, dove inizia uno scontro prolungato.

A poco vale però il coraggio, quando si hanno armi leggere solo adatte a tiri ravvicinati.

Qui Bulow viene colpito e trasportato a Ravenna per le cure, vi resta solamente fino  notte perché la ferita è lieve, dovuta a uno spostamento d’aria di una granata.

Intanto la battaglia continua e i partigiani ripiegano ancora fino al Ponte del Taglio, sul canale Fossatone, dove creano una nuova linea di difesa e di attacco adatte alla guerriglia, in più i tedeschi rinunciano ad aggirarli da Porto Corsini perché sanno ben occupata dal Terzo Lori.

La battaglia dura fino a sera inoltrata con confuse e alterne vicende, in ogni caso le posizioni restano ferme e immutate. Nella notte vi sono residui scontri e alle luci del mattino seguente dei tedeschi nemmeno uno; hanno ripiegato su posizione interne. Tra i partigiani si contano 6 caduti e 13 feriti; per i tedeschi il numero è di certo superiore e 13 si sono arresi (è il 6 dicembre ‘44).

All’arrivo dei soldati canadesi con i blindati tutto è finito.

Vengono informati che la zona fino al fiume Senio, e anche oltre fino al Reno, è libera e che la loro avanzata può ben contare sulle stesse forze partigiane presenti, ma vi rinunciano.

Non valgono né assicurazioni né insistenze e lasciano, così, tutti gli abitanti di quel vasto territorio a una lenta ma capillare rioccupazione delle forze tedesche.

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