L’ 8° Armata

L’ 8° Armata Sette partigiani (più due piloti alleati precipitati nelle valli) su una barca da pesca a remi aggirano per mare le linee di difesa tedesche e arrivano a Cervia, da lì vanno a Viserba, dove Bulow partecipa ad alcune conferenze militari dell’8° Armata, che è composta da inglesi, polacchi, canadesi, australiani, ma anche neozelandesi, indiani, egiziani, brasiliani; ogni gruppo etnico è inquadrato autonomamente ed ha usi e costumi diversi, anche nelle divise vi sono richiami evidenti ai paesi d’origine.

Bulow si accorge subito che vicino a una certa immediata simpatia con qualche ufficiale (più di tutti Wladimiro Peniakof-Popski e il capitano Frank Rendall) c’è diffidenza.

Ciononostante, davanti a una cartina topografica, studia la liberazione di Ravenna con lo Stato Maggiore, seriamente preoccupato per le condizioni del terreno vallivo e che impone le azioni più rischiose ai partigiani.

Non è sorpreso.

Già il CLNAI si è fortemente lamentato: ai partigiani i rischi per non avere poi alcuna facoltà di scelta, a fine battaglia gli Alleati comandano sempre l’immediata consegna delle armi e lo scioglimento delle brigate.

Gli viene anche detto che dopo la liberazione lo stesso comandante dell’8° Armata, generale Richard L. Mc. Creery, tratterà Ravenna come le altre città liberate: coprifuoco, vita politica limitata, manifestazioni proibite; lui stesso valuterà le candidature a Sindaco proposte dal CLN e dei componenti la Giunta, le autorizzerà o no senza interferenza alcuna; definirà gli stipendi degli operai (60 lire al giorno) e altro. Ci sarà, però, un prestito alleato e uno della Banca d’Italia al Comune, per i primi interventi.

I partigiani ritornano dall’incontro con sentimenti di fiducia ma anche di preoccupazione: non si considerano semplici uomini da Prima Linea. Portano con loro un consigliere militare, l’ufficiale canadese Healy.

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