Inizio ‘44

Settimio GaraviniLa strategia della lotta partigiana prevede che, insieme allo scontro armato, vi sia l’informazione politica. Si tratta di fornire volantini e giornali (scritti e stampati di nascosto, escono quando ci sono le condizioni) a persone di fiducia che poi li passano di mano in mano ad altri. La tipografia viene allestita in un rifugio antiaereo a Conselice e i fogli sono “Il garibaldino”, “Il combattente”, “La lotta”.

Il campo d’intervento è vastissimo. Oltre a un’informazione su come procedono le operazioni militari, viene attaccata tutta la retorica del Fascismo, denunciata la viltà della Corona, ma anche proposta la costruzione di una realtà nuova nel prossimo dopoguerra.

Su quest’ultimo punto viene fatta attenzione per evitare che all’interno del CLN vi siano scontri che dividono, quando la necessità è quella di unire.

Tra i partiti va riconosciuto che il PCI è il più attivo e sa parlare alla gente con il linguaggio giusto, ma è anche il più esposto: due uomini di valore, Mario Gordini e Settimio Garavini, vengono arrestati e ogni ipotesi di azione militare per liberarli risulta impraticabile, anche in accordo con i partigiani di Forlì, città dove sono incarcerati. Rivederli è impossibile e si sa che subiscono torture efferate.

All’interno del movimento partigiano importante risulta il ruolo degli studenti. Sono giovani che acquisiscono in fretta capacità di sintesi politica e nelle brigate riescono a parlare con chi mai ha aperto un libro, ha avanzato una critica. Sono ravennati, ma anche soldati in transito che non hanno potuto raggiungere il sud o il centro per le difficoltà di passare il fronte, oppure sono stati sorpresi dai bandi precetto e nascosti da patrioti.

Loro, più di altri, percepiscono che il mondo vecchio sta finendo in un tonfo e Mario Gordinilavorano per la costruzione di quello nuovo. Cercano linguaggi sociali originali sconosciuti in Italia e che provengono da paesi che non sono più la Germania e la Spagna, bensì la Francia e l’Inghilterra, l’URSS e gli USA.

S’informano con gli antifascisti storici, perché se la parola libertà dallo straniero è chiara e significa lotta politica armata, invece la capacità di pensare alla libertà di scelta nella guida di un nuovo Stato risulta necessaria, ma di difficile costruzione, per troppo tempo sono stati convinti che un uomo solo, il Duce delle genti italiche, deve fare questo.

Chi ha fatto studi classici conosce qualche cosa di alternativo alla forma dittatoriale (testi come il De Republicae di Cicerone, mai censurato del tutto) ma è sbagliato pensare che siano giovani incuriositi solo dal lavoro intellettuale, mentre ad altri spetta quello militare. Anzi, loro stessi rifiutano questa partizione perché il rischio è di tutti. E se nelle brigate garibaldine il comandante quasi sempre è un ex militare capace, o uno del posto con acquisito prestigio, e il commissario politico è un accreditato antifascista di militanza, lo studente è il combattente che poi a fine guerra diventa quadro di partito.

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