Giovani antifascisti, già nel settembre del ‘43, dalla provincia di Ravenna partono per Napoli, dove incontrano il generale Pavone e si offrono per la lotta partigiana. Selezionati per azioni di spionaggio dell’OSS (Organizzazione Servizio Strategico) e preparati nelle scuole militari di Pozzuoli da ufficiali italoamericani e americani, partono da Ostuni con un sommergibile e si dirigono verso l’Italia ancora occupata. Il viaggio è lungo e pericoloso, dura sei giorni perché si muovono solo con il buio, con la luce stanno appoggiati al fondo.
Iniziano a trasmettere nel gennaio ‘44 da Lugo di Romagna, ma è a Pieve di Cesato e a Rivalta che il Gruppo Zella (un ufficiale trasmettitore e un partigiano che comanda) lavora con metodo e puntualità nascosto dalla gente; É in contatto con il comando alleato prima ad Algeri e poi a Napoli.
I messaggi riguardano tutte le informazioni utili all’avanzata: la situazione militare della Resistenza, gli appoggi che la popolazione può dare agli ufficiali inglesi e americani paracadutati oltre la Linea Gotica, le forze tedesche e le loro linee di difesa. Particolarmente significativi sono i rifornimenti di armi ai partigiani, con aviolanci e sbarchi da sottomarini e motovedette (oggi una di queste è posta a Marina di Ravenna, all’inizio della diga foranea).
L’ufficiale radiotelegrafista, nell’estate, viene casualmente sorpreso mentre trasmette e arrestato dai tedeschi, vengono anche individuati i codici segreti d’identificazione. Portato in caserma subisce torture per sei giorni prima di essere fucilato, deve dire molte cose ma resiste il tempo utile affinché il suo comandante partigiano Roberti, raggiunta Bologna, comunichi che il Gruppo Zella è stato preso e che da quel momento ogni comunicazione radio può avvenire.