Leonida Bedeschi, della Brigata Nera Ettore Muti, è soprannominato Cativeria perché è un uomo noto per omicidi e bastonature (e nemmeno è alieno all’arricchimento indebito); per questo motivo il gappista Napoleone ed una staffetta gli tendono un agguato al Ponte degli Allocchi, appena fuori dalle mura di cinta, in luogo Port’Aurea. L’azione è condotta in pieno giorno.
La staffetta ha il compito di segnalare quando arriva e se non ci sono pericoli, Napoleone deve sparare.
Cativeria è in moto e giunge sul posto in anticipo, di sorpresa.
Napoleone, senza palesare troppo, non rimanda l’opportunità e con un solo colpo lo uccide in piena fronte.
Poi, in bicicletta, si dirige verso il borgo San Biagio, ma viene fermato da una camionetta di tedeschi e arrestato. Più tardi viene catturata anche la staffetta.
Entrambi vengono tradotti alle carceri circondariali: è il 18 agosto.
Segue subito un rastrellamento delle brigate nere e dei tedeschi nelle vie del centro. Vengono fermati uomini di ogni età, caricati su camion e pure loro tradotti alle carceri. A queste azioni indiscriminate, fanno seguito irruzioni nelle case di conosciuti antifascisti che, arrestati, seguono la sorte di tutti gli altri. La modesta prigione si riempie di detenuti comuni e politici, questi ultimi sottoposti a interrogatori, e nel contempo viene istituito un tribunale militare che comprende anche autorità civili: il Questore e il Podestà.
Risulta immediatamente che, oltre ai due che hanno condotto l’azione, nessun colpevole c’è, e men che meno lo sono i semplici cittadini.
Cativeria, va ricordato, è inviso agli stessi comandanti militari e politici, come risulta dalle testimonianze dei richiami orali e scritti che gli sono stati comminati, dalle accuse di continua insubordinazione. Ciò nonostante i comandi militari, ancor prima che la sentenza venga emessa, decidono di dare alla città una lezione sul modello tenuto dai nazifascisti in Jugoslavia, per un fascista colpito a morte anche trenta civili uccisi.
A difendere i carcerati intervengono alcuni prelati e qualche personalità di cultura, ottengono appena la riduzione dei condannati.
Vengono scelte le seguente persone: Augusto Graziani, Domenico Di Janni, Michele Pascoli, Raniero Ranieri, Aristodemo Sangiorgi, Valsano Sirilli, Edmondo Toschi, Giordano Valicelli, Pietro Zotti, Mario Montanari.
I brigatisti neri fanno a gara per partecipare all’esecuzione che deve avvenire la mattina del 25 agosto, all’alba.
A comandare il plotone sarà uno dei più potenti e crudeli fascisti, tale Morigi.
Il luogo è appena fuori dalle mura, non lontano dallo stesso Ponte degli Allocchi.
I condannati sono increduli.
Non sono colpevoli.
Gli pare impossibile.
Si distingue il barbiere comunista Michele Pascoli, che accetta politicamente la sua sorte (l’aveva detto: «Quando il Fascismo sarà spazzato via, molti di noi non ci saranno più!»). L’azionista Mario Montanari, professore al liceo scientifico e membro del CLN, tenta una fuga a piedi ma viene raggiunto e ucciso in un fosso tra i campi.
A fucilazione avvenuta, Napoleone e Lina vengono portati davanti a pali della luce divelti, incastrati in cavalli di Frisia e da dove penzolano due corde-cappio. Napoleone non si regge dalle torture subite e subito viene impiccato, dopo tocca a Lina che si batte con energia ed è lo stesso Morigi che le infila il cappio e la tira per i piedi.
La città è attonita, ma non ha tempo di pensare a questi lutti, la notte stessa le si abbatte sopra il più violento bombardamento alleato che mai abbia subito.