Impegnati sul fronte del Senio ci sono i gruppi di combattimento Friuli e Cremona. Composti da soldati del risorto esercito italiano nascono, soprattutto, dalla riorganizzazione di reparti sorpresi l’8 settembre in Sardegna e in Corsica. Ma ci sono anche molti volontari (in prevalenza partigiani toscani e umbri e marchigiani) che agiscono con propri comandi inquadrati nelle armate alleate.
Si muovono con camion e jeep. Hanno un buon armamento ed equipaggiamento fornito dagli Alleati, che sempre precedono nelle azioni di attacco. Il Friuli sta sulla sinistra dell’avanzata: sfonda le linee tedesche in collina, scende a Imola e con il Battaglione Corbari e la 36° Bianconcini e gli inglesi la libera, proseguendo verso Bologna. Il Cremona sta sulla destra: comandato dal generale Clemente Primieri entra a Fusignano, Lugo, Alfonsine, poi fiancheggia la 28° Garibaldi e con lei incalza tedeschi e fascisti fino a Ferrara, Rovigo, Padova, Venezia.
Due gruppi composti da buoni combattenti che uniscono alla lotta armata la voglia di cambiamento. Emblematico, a riguardo, risulta l’atteggiamento di sfiducia e di scherno del Cremona nei confronti di Umberto di Savoia che, con il suo seguito, ha la pretesa di passare in rivista i suoi soldati, che invece lo fischiano; e mentre la banda fa partire la musica della Marcia reale intonano la canzone antimonarchica “Già trema la casa Savoia”.
Molti dei 242 soldati del Friuli caduti sul fronte italiano sono onorati nel cimitero di Zattaglia, mentre ai 208 caduti del Cremona è stato dedicato il cimitero di Camerlona (nel comune di Ravenna e dove ha chiesto di essere tumulato anche il generale Primieri).