Gli stranieri schedati in nome dell’odio

Di Gad Lerner, la Repubblica

Nel 2006 aveva festeggiato l’addio al celibato indossando una divisa nazista, ma naturalmente poi si è giustificato: “era solo una goliardata”. Nel frattempo, Galeazzo Bignami ha fatto carriera, eletto alla Camera nel partito di Giorgia Meloni. Colei che ha chiamato “usuraio” George Soros, ma, naturalmente, “guai a chi mi accusa di antisemitismo”. E così, nei gironi scorsi, l’onorevole Bignami, accompagnato dal camerata consigliere comunale Marco Lisei, si è esibito in diretta Facebook in un’ispezione alle case popolari della Bolognina, allo scopo di leggere con tono schifato i cognomi stranieri che compaiono su alcuni citofoni. La privacy sarebbe un problema? Risolto con un tonante “chi se ne frega”. Tanto i cognomi italiani Bignami mica li citava e, quando ne indicava uno, lo compativa: “circondato!”. Come a dire: poveretto, costretto a vivere tra gli appestati.

Siccome questi epigoni del fascismo sono dei vigliacchi abituati a giocare sull’equivoco, in questa parodia di schedatura di massa dei “troppi” inquilini stranieri si sono fatti accompagnare da un simpatizzante, tale Francesco, dalla pelle scura. Tanto basterebbe, secondo loro, a scansare l’accusa di razzismo. Anzi, è al malcapitato Francesco che fanno ripetere la formula magica della loro propaganda: “Prima gli italiani”. Salvo aggiungere le cifre fasulle che secondo loro dovrebbero muoverci ad indignazione: gli extracomunitari, sostengono, godrebbero del 60% delle assegnazioni di case popolari nell’area metropolitana bolognese. Per ipocrita precauzione, aggiungono: non è colpa degli stranieri, ma delle normative sbagliate che prevedono graduatorie in base al reddito ed al numero dei familiari, una residenza minima in Italia di cinque anni, ma purtroppo senza esami del sangue o colore della pelle o della nazionalità.

Naturalmente le cifre vere sono altre: quasi l’80% degli alloggi bolognesi ACER sono abitati da italiani. Vero è che nel bando 2018 il 52% delle assegnazioni sono andate a famiglie extracomunitarie, e che da tempo le domande provenienti da nuclei stranieri regolarizzati che vivono in situazioni di disagio sociale superano di quattro volte le domande degli italiani bisognosi. Ma questa è la fotografia della nostra realtà metropolitana.

Era già successo per il reddito di cittadinanza. Il decreto di conversione di quella norma varato dal governo di cui faceva parte Salvini contemplava norme ad hoc per evitare che ne usufruisse un numero “eccessivo” di stranieri. Ma per prevenire una massa di ricorsi di incostituzionalità l’attuale governo ha varato un apposito decreto interministeriale correttivo in via di ratifica alla Corte dei Conti.

Per quanto risulti indigesto ai propagandisti del “prima gli italiani”, il nostro sistema di welfare si basa sul principio di parità di trattamento fra tutti i residenti in regola che versano i contributi e pagano le tasse.

Nella scorribanda della Bolognina perpetrata dai militanti di Fratelli d’Italia è facile riconoscere un salto di qualità della caccia allo straniero inaugurata nelle borgate romane da CasaPound. La campagna elettorale di Salvini alla conquista della roccaforte emiliana, mira ad aprire delle brecce nei quartieri popolari per demolirvi quei principi di solidarietà e uguaglianza su cui si fonda l’idea stessa di protezione sociale. Per farlo, ricorrono al metodo antico e bieco dell’intimidazione. Altro che svolta moderata della destra che aspira al governo: Fratelli d’Italia si mette in competizione con la Lega ricorrendo a pratiche estremiste che rischiano di diffondersi pericolosamente, fino alla schedatura di massa. Vogliono fomentare la guerra fra poveri. Inseguire gli stranieri fin sotto – e magari domani fin dentro – le loro case. Uno stato democratico questo non lo può consentire, deve fermarli con gli strumenti della legge prima che sia troppo tardi.

Qualcuno ha evocato il precedente storico dei cartelli affissi sulle vetrine degli esercizi commerciali degli ebrei nel 1938. Un’infamia che la cattiva coscienza degli smemorati pretende di annegare nell’indifferenza. Speriamo di poterlo considerare ancora un paragone esagerato, anche se la propagazione dell’odio razziale e sociale sta rompendo gli argini, come dimostrato dalle ingiurie rivolte a Liliana Segre. La solidarietà pelosa manifestata dai leader di questa destra alla senatrice sopravvissuta si Auschwitz si rivelerà pronunciata con lingua biforcuta se Salvini e la Meloni non prenderanno le distanze dai segugi anti-stranieri della Bolognina.

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