Eccidio di Cervia

Eccidio di CerviaA Cervia, tra il 20 e il 23 marzo, fascisti del posto ne ospitano altri arrivati dal forlivese e li alloggiano all’albergo Allegri, dove si tiene un incontro tra il conviviale e il politico. Durante il giorno intimidiscono la popolazione locale con canzoni e dichiarazioni di anticomunismo, ma alla sera due partigiani entrano in contatto con due camicie nere nella periferia del paese, c’è uno scambio di colpi e una di queste muore.

La reazione è immediata. Tale Gino Casalboni, fascista cervese, facendosi forte della presenza dei numerosi camerati di Forlì coglie l’occasione per sistemare le cose «definitivamente con i rossi» e si reca nella piazza centrale, al caffè Roma, apre la porta e spara dentro con il mitra fino a finire il caricatore. Colpisce a morte, ferisce, poi esce e abbassa la saracinesca.

Il rumore porta la gente in piazza, davanti al caffè.

Subito risulta chiaro ciò che è successo, ma nessuno può entrare a raccogliere le vittime e a soccorrere i feriti, dei quali si sentono le grida di aiuto, camicie nere armate e decise impediscono a tutti di avvicinarsi.

Iniziano giorni di vero terrore per l’intero paese: non si può uscire di casa e non si può partecipare ai funerali; nemmeno ai parenti delle vittime è permesso, che si vedono le case violate. Poi le cose peggiorano ulteriormente. Capita il pomeriggio del 23, al ponte canale, all’inizio del paese, dove un squadra di repubblichini presidia e vieta l’entrata a chi non è gradito. Ciononostante un folto gruppo di uomini si avvicina in bicicletta per seguire le bare, ma riceve una sventagliata di mitra da tale Pino Tabanelli, camicia nera di Bagnacavallo, che uccide 2 giovani patrioti; mentre altri 6 vengono arrestati e portati a Ravenna, in carcere.

Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.