Caso “Bella ciao”, l’Anpi difende la prof

La professoressa dl musica, Marcella Sbarzaglia, finita suo malgrado al centro d una polemica politica

Caso “Bella ciao”, l’Anpi difende la prof

Lei: «Non è propaganda, è il programma»

Ha passato la mattinata a rispondere ai messaggi che genitori e colleghi le inviavano: la polemica su Bella Ciao rivelata ieri dal Corriere Romagna aveva ormai fatto il giro della Penisola, rilanciata da tutte le testate nazionali. Ma Marcella Sbarzaglia, la professoressa di musica dell’I.C. San Rocco, non ha capito subito che le accuse mosse dal consigliere comunale Gabriele Padovani fossero rivolte proprio alla sua scelta di assegnare come compito a una classe di seconda media lo studio del canto partigiano. La cosa le sembrava troppo assurda: «Parlo a nome della scuola e sono estremamente amareggiata – afferma -. È venuta a mancare la corresponsabilità scuola-famiglia, un genitore ha bypassato docenti e dirigente, ma era a noi che avrebbe dovuto rivolgersi se voleva protestare». La professoressa è convinta che quella agitata da Padovani sia «una protesta di pancia, non ragionata che nuoce all’immagine del sistema educativo e «svilisce il lavoro della scuola». Una scuola che, fra l’altro, è impegnata proprio in un progetto sulla Liberazione già approvato dal collegio dei docenti e realizzato in collaborazione con l’Amministrazione comunale. «La richiesta di studiare Bella Ciao è arrivata anche dai ragazzi-prosegue Sbarzaglia -. Alcuni l’avevano studiata già alle elementari, altri la conoscevano per la serie tv La casa di carta. Insomma, non ho dato sottobanco materiale di propaganda politica, Bella Ciao è anche nel libro di testo, ha accompagnato la Resistenza e la storia d’Italia». Un altro elemento che ha irritato non poco la professoressa di musica è il consiglio, arrivato da Padovani, di fare imparare a memoria agli studenti il Va’ pensiero di Giuseppe Verdi: «Faccio studiare il coro del Nabucco ai miei studenti di terza media – replica piccata la docente – quando spiego Verdi, il Risorgimento e l’Ottocento. Anzi, visto che amo l’opera, lo faccio imparare a memoria. Lo stesso vale per l’Inno di Mameli. In un’altra classe, dove è stato integrato da poco un bambino dall’Ucraina, ho fatto studiare l’inno di quel Paese. Queste accuse e suggerimenti didattici sono oltraggiosi nei confronti del mio mestiere».

La difesa dell’Anpi

I concetti espressi dalla professoressa Sbarzaglia vengono rimarcati a Renzo Savini, eletto da poco più di un mese alla presidenza dell’Anpi provinciale e già alle prese con l’immancabile polemica del 25 aprile: «Prima di tutto – dice Savini – esprimiamo la nostra solidarietà all’insegnante. In molte scuole si insegna Bella Ciao agli studenti per la Liberazione, come giusto che sia. Questo canto appartiene a tutti i democratici, il testo parla di un partigiano che, come scritto anche in tutti i sacrari d’Italia, è morto per la libertà. La libertà di tutti, compresa quella di chi era contro di essa e per la dittatura». La riflessione di Savini arriva però a toccare anche ambiti che non riguardano solo il caso scoppiato in questi giorni a Faenza, ma abbracciano il più ampio panorama dei programmi didattici: «Nelle scuole bisognerebbe studiare di più e meglio la storia del Novecento, compresa la lotta di Liberazione». Altrimenti il rischio è di crescere generazioni che non comprendono perché si celebri il 25 aprile: «Quel giorno saremo in piazza per parlare dei valori della Liberazione, pace, democrazia, libertà e solidarietà. È la festa di tutti i democratici».

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