Ravenna dà due uomini all’Assemblea Costituente della futura Costituzione: per la Democrazia Cristiana viene eletto Benigno Zaccagnini, per il Partito Comunista, Arrigo Boldrini, che farà anche parte della Commissione dei 75, la Commissione redigente.
Due uomini che vengono dalla Resistenza e hanno una radicata cultura d’indipendenza e dignità della persona.
Le loro idee sono diverse, ma non nella struttura e nei principi della Forma Stato che deve nascere: democratico, laico, repubblicano, antifascista.
Sono senz’altro impegnati nel dare alle classi sociali più deboli, la stessa opportunità di successo economico che spetta da sempre alla classi sociali più ricche.
Boldrini e Zaccagnini, nell’assumere l’incarico, non vanno per «stendere articoli sulla carta e poi si vedrà», bensì rinnovano una battaglia già presente negli uomini politici d’inizio secolo, che ponevano nei programmi di lotta l’evoluzione sociale dei braccianti e della gente umile.
Hanno la convinzione che, finalmente dopo secoli, la libertà formale potrà anche essere quella sostanziale. C’è in loro la consapevolezza della nascita di un Uomo nuovo e, quindi, della necessità di una Carta Prima degli italiani che tenga conto di quei principi, valori, bisogni sociali e di dignità anche nel lavoro, presenti nelle idee dei partigiani.
A questo fine contribuiscono a costruire una Costituzione lunga e rigida, non modificabile con semplici leggi ordinarie, fortemente libertaria e garantista all’interno di una netta divisione dei poteri, con un’attenta Corte Costituzionale e un potere decentrato.