Sono passati 50 anni dal 7 marzo 1965, data storica nel cammino per i diritti civili: in quel giorno, 500 dimostranti, guidati da Martin Luther King, diedero inizio in Alabama alla marcia da Selma a Montgomery, la capitale dello Stato. La manifestazione venne bloccata brutalmente dalle forze dell’ordine sull’Edmund Pettus Bridge, un ponte sul fiume Alabama. Fu il “bloody sunday” statunitense, la domenica di sangue. Ma quell’episodio diede nuova forza al movimento per la difesa dei diritti degli afroamericani che riuscì a ottenere, due marce e cinque mesi dopo, il “voting rights act”, la legge che proibiva la discriminazione razziale e rafforzava il diritto di voto difeso dal quindicesimo emendamento della Costituzione Usa.
Fu il via libera all’iscrizione nelle liste elettorali delle minoranze razziali.
Cinquant’anni dopo e nel pieno della rinnovata questione razziale, alimentata dal dossier sulle violenze della polizia nella cittadina di Ferguson, il primo presidente nero degli Stati Uniti, Barack Obama, guiderà insieme alla moglie Michelle e alle due figlie, la manifestazione per ricordare la marcia: “Selma non riguarda il passato. Selma è ora“, ha dichiarato Obama
da La Repubblica – 06 marzo 2015
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