Quando alle 19,45 il Maresciallo Badoglio legge alla radio il Proclama dell’Armistizio, non fa che una dichiarazione tardiva e maldestra perché i tedeschi già sanno e hanno attaccato le prime caserme italiane; da ben tre ore, infatti, Radio New York ne ha dato notizia dettagliata.
Nelle città c’è grande confusione e fermento.
Dal popolo però emergono leader e a Ravenna parla Arrigo Boldrini: di prima sera arriva al caffè in piazza Vittorio Emanuele II (oggi piazza del Popolo), consegna la pistola di ordinanza a Gigi Laghi, gestore del Grand’Italia, e con altri giovani va nella vicina piazza Garibaldi, dove molti cittadini commentano le notizie.
Boldrini, dopo un attimo di esitazione, spinto dai compagni dice poche chiare cose: la monarchia è come il Fascismo: responsabile della guerra! La sostituzione di Mussolini con Badoglio è solo il tentativo di salvare la Corona dal giudizio popolare e storico, i fascisti ci sono ancora e la libertà deve essere conquistata dal popolo intero.
Il suo tono e la sua convinzione contagiano i presenti, ma non riesce a continuare perché la polizia interviene, cerca di arrestarlo, lo salva una ragazza, Lina Vacchi, che in bicicletta lo ricovera da una famiglia sicura.
Quella stessa notte, nelle case degli antifascisti si commentano i fatti conosciuti e si cerca d’interpretare i nuovi sentimenti popolari.
E’ chiaro che lo spirito di libertà esploso con il 25 luglio, e già mortificato da Badoglio, viene a offuscarsi ulteriormente dal fatto che i tedeschi considerano nemici e traditori gli italiani tutti: militari e civili.