Inizia un dibattito nelle formazioni, lo propongono i leader, l’idea è quella di una sola grande organizzazione partigiana provinciale, nella quale vi sia un coordinamento centrale e una struttura militare e politica decentrata.
C’è qualche resistenza.
C’è chi ha paura che una soverchia militarizzazione offuschi lo spirito partigiano, ma il confronto porta a far prevalere la nuova proposta organizzativa; e poi lo scontro finale si avvicina, bisogna garantire la popolazione e contenere il più possibile le perdite.
Nasce la 28° Brigata GAP, alla quale va affiancato il nome Mario Gordini, uno dei primi compagni comunisti caduti.
Interessa tutta la provincia di Ravenna e il territorio viene diviso in zone omogenee tra di loro (i confini sono canali, fiumi, strade statali, le valli acquitrinose a nord della città, i dirupi nelle colline) e ognuna ha un distaccamento dal nome evocativo di un partigiano caduto: Settimio Garavini, Sauro Babini, Aurelio Tarroni, Umberto Ricci, Celso Strocchi e più tardi nasce anche il Terzo Lori.
La comanda Falco, il commissario politico è Gianô, i vice comandanti sono Wladimiro e Leo, il vice commissario politico è Revel.
Anche ai comandanti di distaccamento vengono sempre affiancati, dopo consultazione per trovare persone di equilibrio e prestigio, i commissari politici. Nel caso del Terzo Lori poi, le condizioni territoriali permettono che pure la scelta del comandante avvenga con regolari elezioni.
L’intera Divisione Ravenna è comandata da Arrigo Boldrini.
Intanto, sulla vecchia Romea, verso Sant’Alberto, viene assassinato il partigiano Walter Suzzi; è una perdita gravissima che crea sconforto.