22 maggio 1939: l’Italia dalla guerra d’Etiopia al Patto d’acciaio

asse-roma-berlinoNel corso degli anni Trenta la stretta della dittatura fascista sull’Italia si fa sempre più forte. Le forze politiche che si potrebbero opporre allo strapotere di Mussolini e dei suoi fedelissimi sono divise e smarrite. Ormai in controllo del Paese, il Duce decide di mettere a segno un importante colpo: la conquista dell’Etiopia.

L’espansione in Africa orientale, per la verità, è un vecchio obiettivo che lo Stato italiano aveva sognato agli inizi del Novecento sotto il governo Crispi. Allora fu un disastro, ma ora i tempi sono maturi per la formazione di un impero. Gran parte della popolazione è favorevole a tale impresa e così il 2 ottobre 1935 ha inizio l’invasione. L’operazione è facile e veloce per le truppe comandate da Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani. La vittoria e la proclamazione dell’Impero sono ufficialmente proclamate il 5 maggio 1936. Le proteste della Società delle Nazioni non tardano a farsi sentire, ma risultano inefficaci. Tanto più che la Germania rifiuta di appoggiare le sanzioni e anzi sostiene l’Italia fascista.
È proprio in questo periodo che fascismo e nazismo cominciano ad avvicinarsi. Iniziano gli scambi e i trattati commerciali, nonché la collaborazione alla guerra civile spagnola in sostegno alle truppe franchiste. In breve l’alleanza si fa sempre più stringente.

I motivi di questo avvicinamento sono molteplici: non solo l’appoggio tedesco all’operazione espansionistica italiana, ma anche le difficoltà economiche che imperversavano sulle finanze del regime. E a questi si aggiunge il bisogno di esportare il più possibile, reso più urgente dalla chiusura dei mercati britannici per l’Italia. Così, nel corso del 1938, il regime fascista è costretto ad appoggiarsi alla forte potenza germanica. La penisola italiana assume presto il ruolo di fornitore di prodotti agricoli, di forza lavoro e di alcune materie prime per l’alleato tedesco che, in cambio, invia grossi quantitativi di carbone.

Ma se questo aiuta il Paese dal punto di vista commerciale, non risolve però né il problema dei salari bassi, né quello di uno sviluppo industriale che di fatto rimane bloccato.
La subordinazione dell’Italia alla Germania di Hitler è sempre più chiara. Un’ulteriore prova viene dalla promulgazione delle leggi razziali, emanate sull’esempio di quanto aveva già fatto il nazismo.

patto d'acciaioLa firma del Patto d’acciaio, il 22 maggio del 1939, è una conseguenza logica ed ormai inevitabile per un’Italia fascista “allo sfascio”, bisognosa di un alleato forte sia sul piano economico che su quello militare. L’ipotesi di una nuova guerra mondiale, infatti, sembra tutt’altro che improbabile e la sostanza del Patto verte appunto su questo. Con la firma del 22 maggio, Italia e Germania sottoscrivono un’alleanza sia difensiva che offensiva per una durata iniziale di dieci anni. Entrambe le parti si impegnano così in un reciproco aiuto politico, diplomatico e bellico nel caso di difficili situazioni internazionali o minacce da stati esterni all’alleanza.
Con questo passo l’asse Roma-Berlino è più saldo che mai.

Stringendo il Patto d’acciaio Mussolini finisce per trascinare l’Italia nella seconda guerra mondiale, un conflitto a cui il Paese non è preparato. Il Duce lo sa, ma è convinto che l’alleato tedesco sia imbattibile. Gli anni di guerra gli dimostreranno la gravità del suo imperdonabile errore di calcolo.

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